mercoledì 29 giugno 2011

ITALIA: La Bosnia non è un UFO

 Lettera al Sole 24 Ore, 29 giugno 2011

Caro direttore,
leggendo l’articolo di Jacopo Giliberto sul Sole24Ore del 29 giugno (“Bosnia, start-up di Confindustria”, p.27) mi è venuta la pelle d’oca per la quantità di refusi e imprecisioni che si possono impilare nel giro di cinque colonne. 

Il primo refuso arriva alla linea n. 9, con la città bosniaca di Jajce che si trasforma in Jajca. Si prosegue con “l’avventura bosniaca (anzi bosgnacca, come si diceva prima dell’indipendenza)”: ebbene, nulla a che vedere con l’indipendenza: il termine bosniaco (Bosnian in inglese, Bosanac in serbocroato) indica tutti i cittadini della Repubblica di Bosnia ed Erzegovina, quale che sia la loro identità culturale-religiosa serba, croata, musulmana, rom o ebraica; il termine bosgnacco indica invece prettamente i membri della comunità bosniaco-musulmana (Muslimani secondo la dizione jugoslava, Bosnjak secondo il termine più utilizzato a partire dagli anni ‘90).

La seconda colonna riporta un concentrato di pregiudizi: i bosniaci sarebbero “gente di onestà rara, cultura (industriale) solida e voglia montanara di impegnarsi alla pari di friulani e bergamaschi”. Ora, non perché io sia bergamasco, ma mi aspetterei di leggere una tale generalizzazione in un articolo del XIX secolo, non del XXI. Maria Todorova, nel suo “Immaginando i Balcani” (1997) ha descritto in maniera perfetta come i pregiudizi occidentali verso la regione costituiscano una forma di orientalismo, e Giliberto ci ricade in pieno.

Ma il bello arriva dalla terza colonna in poi, quando Giliberto si lancia nella descrizione del sistema delle autonomie territoriali del paese: “qualunque imprenditore estero deve destreggiarsi tra il Governo della federazione di Bosnia Erzegòvina a Sarajevo, i due governi federati dell’Erzegòvina (capitale Mostar) e della Bosnia (capitale Sarajevo), più il governo indipendentista della Repubblica bosniaca di Serbia (uno staterello piccolo così attorno al polo industriale di Banja Luka), e il microstato libero di Brcko, e poi i singoli governi cantonali. Ciascuno con i suoi ministri e capi di governo”. Verrebbe voglia di fargli un disegnino, al povero Giliberto perso nei meandri della complessità amministrativa balcanica, per mostrare come la Bosnia ed Erzegovina (capitale Sarajevo) sia invece suddivisa in due entità, una Federazione di Bosnia ed Erzegovina (capitale sempre Sarajevo), a maggioranza croata e musulmana, e decentrata in cantoni e municipalità, e una Republika Srpska (termine che sarebbe meglio non tradurre, ma proprio volendolo fare sarebbe la Repubblica Serba di Bosnia) che non è “piccola così” ma ricopre il 49% del territorio, in base agli Accordi di Dayton del 1995, ed ha un governo centralizzato a Banja Luka senza cantoni ma solo municipalità. Infine, e giustamente, il distretto di Brcko, che non è un “microstato libero” ma un territorio sottoposto direttamente al governo statale. Anzi. Il disegnino c’è già, lo si può trovare qua.

Per concludere: l’imprenditoria italiana, e il Sole24Ore come suo giornale di riferimento, fa bene a guardare ai Balcani come possibilità di investimento e sviluppo. Ma per farlo ci vuole anche la capacità di affidarsi a chi di Balcani si occupa da lungo tempo e sa muoversi in tali complessità senza rischiare scivoloni. Consiglio una lettura delle diverse riviste online sulla regione, a partire da EastJournal. 

Cordiali saluti,
Davide Denti

1 commento:

  1. Grande Davide, l'hai spedita davvero!?
    Che risate (o lacrime?) quando ho letto l'articolo...e non ti dico Matteo, voleva coinvolgere tutti e inondare di lettere la redazione del Sole, non escludo che non abbia ancora scartato il progetto.
    baci!!!

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